Da innovatori a change agent: cosa succede dopo l'innovazione?
Cliente: Talent Garden
La sfida
Talent Garden si trovava davanti a una sfida delicata: chiudere efficacemente il master in Business Innovation & Digital Strategy, trasformando una ventina di innovation practitioner in veri agenti del cambiamento. Francesco Padoan, learning manager di TAG, mi contatta su suggerimento della tutor del corso con un obiettivo chiaro ma complesso: creare un momento esperienziale ispirante sui temi del change management che mantenesse alto il livello qualitativo del percorso.
La sfida era particolarmente insidiosa: i partecipanti avevano appena completato project work innovativi con pitch mattutini ad alta adrenalina. Il timing era critico: un sabato pomeriggio di luglio, dopo il calo dell'adrenalina e l'innalzamento della glicemia post-pranzo.
L'approccio: progettare "al buio" trasformando l'incertezza in strategia
Non avendo accesso diretto ai partecipanti prima del workshop, ho scelto di trasformare questa limitazione in un'opportunità. Ho costruito un framework basato su tre pilastri:
Fallimenti miliardari come lezioni di sopravvivenza: Invece di teoria astratta, ho utilizzato casi reali di disastri aziendali ($50+ miliardi di valore distrutto) per creare "paura educativa": da Target Canada che brucia $2.5 miliardi in 24 mesi a Nokia che non riesce a navigare la transizione smartphone.
Gli insight del master come ingredienti del cambiamento: Piuttosto che imporre un framework esterno, ho deciso di far emergere la saggezza già acquisita dai partecipanti durante il master, trasformandola in strumenti di change management.
Relazioni prima che metodologie: Convinto che il cambiamento parta dalle relazioni umane, ho progettato un approccio basato su Liberating Structures per attivare intelligenza collettiva.
Il processo
L'esperienza è iniziata con un momento di verità: ho letto l'energia della sala. Alcune persone dichiaravano apertamente di essere a "energia 3 su 5". La struttura che avevo progettato era troppo pesante per quel momento specifico.
Pivot in tempo reale: Invece di seguire il piano rigido, ho chiesto quali fossero gli insight più potenti emersi dal master. Quelle parole - "prototipo", "ascolto", "iterazione", "team" sono diventate il filo conduttore naturale dell'intero pomeriggio, riconnesse ai principi del change management attraverso esempi concreti di fallimenti aziendali.
I risultati
Engagement sostenuto: Nonostante le premesse difficili, i partecipanti hanno scritto, discusso e partecipato attivamente fino all'ultimo minuto, dimostrando che l'autenticità supera la metodologia perfetta.
Strumenti immediatamente applicabili: I partecipanti si sono portati a casa Liberating Structures utilizzabili da lunedì, una comprensione profonda del loro ruolo come agenti del cambiamento e un network di relazioni rafforzato.
Feedback trasformativo: Un partecipante mi ha ringraziato dicendo: "Ho sempre sbagliato nell'attivare il cambiamento e tu mi hai aiutato finalmente a capire dove sbagliavo." Questo feedback conferma che l'apprendimento è avvenuto a livello profondo, non solo superficiale.
Connessione prototipo-implementazione: È emersa una comprensione nuova del ruolo della tecnologia nel change management: oggi creare un prototipo credibile richiede poca energia e tempo, trasformarlo in cambiamento reale richiede competenze relazionali sofisticate.
Elementi distintivi dell'intervento
✅ Progettazione "al buio" trasformata in vantaggio: L'assenza di briefing dettagliato sui partecipanti ha permesso di creare un framework più flessibile e adattabile
✅ Fallimenti reali come case study: Utilizzo di disastri aziendali miliardari per creare urgenza educativa invece di teoria astratta
✅ Pivot metodologico in tempo reale: Capacità di abbandonare la struttura pianificata per seguire l'energia del gruppo
✅ Attivazione di conoscenze preesistenti: Trasformazione degli insight del master in strumenti di change management
Apprendimento personale: il cambiamento come arte di relazione
Questa esperienza mi ha confermato una verità fondamentale: il cambiamento è soprattutto un'arte di relazione. Un cambiamento che funziona è un atto profondamente umano. Non importa quanto sofisticata sia la metodologia o quanto accurata la pianificazione - se non riesci a creare connessione autentica con le persone, il cambiamento rimane sulla carta.
La capacità di leggere l'energia del momento, di essere vulnerabile quando necessario e di fidarsi dell'intelligenza collettiva del gruppo si è rivelata più potente di qualunque framework predefinito. I migliori agenti del cambiamento non sono quelli che eseguono processi perfetti, ma quelli che sanno navigare l'incertezza mantenendo la direzione strategica.
Risultato finale: 17 innovation practitioner trasformati in change agent consapevoli, con strumenti concreti e una comprensione profonda del loro ruolo nella trasformazione organizzativa. Talent Garden ha ottenuto una chiusura memorabile del master che ha effettivamente "tenuto alto il livello" generando valore duraturo per i partecipanti.