La facilitazione sistemica: vedere l'organizzazione come un ecosistema

La facilitazione sistemica rappresenta un cambio di paradigma fondamentale nel modo in cui affrontiamo il cambiamento organizzativo. Anziché operare attraverso interventi mirati e isolati, questo approccio riconosce la natura interconnessa dei sistemi umani, proponendo una visione più organica e fluida della trasformazione.

Dal problema isolato al sistema di relazioni

Consideriamo un ecosistema fluviale: un fiume non è semplicemente un corso d'acqua che scorre da un punto all'altro. È un sistema vivente complesso dove ogni elemento – dall'acqua alle rocce, dalle piante agli animali – influenza ed è influenzato dagli altri. Intervenire su un singolo aspetto senza considerare l'intero sistema può generare conseguenze impreviste, talvolta peggiorando la situazione che si intendeva migliorare.

Allo stesso modo, nelle organizzazioni, ciò che appare come un "problema" isolato è in realtà un nodo in una rete di relazioni, convinzioni, comportamenti e strutture interconnesse. La facilitazione sistemica parte da questo presupposto: non esistono oggetti, ma processi in costante evoluzione.

La dissoluzione come alternativa alla risoluzione

Uno dei principi fondamentali della facilitazione sistemica è il concetto di "dissoluzione" dei problemi, in contrasto con il più tradizionale approccio di "risoluzione". Questa distinzione non è meramente semantica, ma riflette una differenza profonda nella concezione del cambiamento.

Risolvere implica un intervento diretto sul problema percepito, cercando di eliminarlo o correggerlo. Dissolvere, invece, significa trasformare il contesto e le relazioni che mantengono il problema in vita, permettendogli di evaporare naturalmente quando le condizioni che lo sostengono non esistono più.

È come la differenza tra tentare di deviare forzatamente il corso di un fiume attraverso barriere artificiali (risoluzione) e comprendere i pattern naturali di flusso, lavorando con essi per guidare gradualmente il fiume verso un percorso più armonioso (dissoluzione).

Il paradosso dell'influenza e del controllo

Un altro principio cardine della facilitazione sistemica è racchiuso in questo paradosso:

“possiamo controllare molto meno di quanto pensiamo, ma influenzare molto più di quanto crediamo.” — Camillo Sperzagni

Le organizzazioni tradizionali sono spesso costruite sul presupposto della prevedibilità e del controllo – organigrammi, procedure standardizzate, indicatori di performance – tutti strumenti che promettono di rendere gestibile la complessità umana. Eppure, chiunque abbia esperienza in contesti organizzativi riconosce quanto questa promessa sia spesso disattesa.

La facilitazione sistemica non combatte questa complessità, ma la abbraccia. Sostituisce l'illusione del controllo diretto con la possibilità di un'influenza diffusa e profonda attraverso la comprensione e la trasformazione delle relazioni sistemiche.

Come un fiume che non può essere completamente controllato ma può essere compreso nei suoi pattern e influenzato nella sua direzione, i sistemi umani rispondono meglio a interventi che rispettano la loro natura organica e complessa.

Il potere delle domande circolari

Uno degli strumenti più potenti nella facilitazione sistemica è costituito dalle "domande circolari" – interrogativi progettati non tanto per ottenere informazioni specifiche, quanto per rivelare e trasformare le relazioni all'interno del sistema.

Queste domande non cercano risposte "corrette", ma creano nuove connessioni cognitive ed emotive, permettendo al sistema di vedere se stesso da prospettive inedite. Come i meandri di un fiume che creano zone di rallentamento e riflessione, le domande circolari rallentano il pensiero lineare, permettendo l'emergere di comprensioni più profonde e sistemiche.

Navigare attraverso i livelli logici

La facilitazione sistemica riconosce che le dinamiche organizzative si manifestano simultaneamente a diversi livelli:

• Ambiente: il contesto fisico e sociale
• Comportamenti: le azioni concrete e visibili
• Capacità: le competenze e risorse disponibili
• Convinzioni: i presupposti e le credenze
• Identità: la percezione di sé individuale e collettiva
• Missione: il senso di scopo e significato

Un facilitatore sistemico aiuta il gruppo a navigare fluidamente tra questi livelli, riconoscendo che i problemi si manifestano spesso a un livello (comportamenti) ma hanno le loro radici in un altro (convinzioni o identità).

Questa navigazione non è lineare ma fluida, come un fiume che scorre attraverso diversi terreni, cambiando carattere e velocità in base al paesaggio che attraversa, pur mantenendo la sua essenza.

La saggezza collettiva come risorsa primaria

Forse l'elemento più distintivo della facilitazione sistemica è la profonda fiducia nella saggezza già presente nel sistema. Ogni organizzazione, ogni team, ogni gruppo umano possiede già la conoscenza necessaria per affrontare le proprie sfide – questa saggezza è distribuita nel sistema, anche se non sempre facilmente accessibile.

Il compito del facilitatore non è portare soluzioni dall'esterno, ma creare le condizioni in cui questa saggezza collettiva possa emergere e fluire liberamente. È un atto di umiltà e rispetto: riconoscere che le risposte più potenti non vengono dall'esperto esterno, ma dall'intelligenza distribuita del sistema stesso.

Abbracciare l'incertezza con fiducia

Un aspetto che distingue la facilitazione sistemica da approcci più tradizionali è la sua particolare relazione con l'incertezza. Anziché promettere risultati prevedibili o percorsi lineari, questo approccio richiede una certa tolleranza dell'ambiguità e fiducia nel processo emergente.

Questo può risultare scomodo in contesti organizzativi abituati a piani dettagliati e milestone precise. Eppure, paradossalmente, è proprio questa apertura all'imprevedibile che spesso genera i cambiamenti più profondi e sostenibili.

Come un fiume che segue il percorso di minor resistenza, adattandosi continuamente al territorio che attraversa, la facilitazione sistemica non impone una direzione predeterminata, ma crea le condizioni perché il sistema possa trovare la propria via naturale verso stati più sani e vitali.

Dalla teoria alla pratica: principi guida

Come possiamo tradurre questi concetti in una pratica concreta di facilitazione? Ecco alcuni principi guida:

Conclusione: verso una facilitazione organica

La facilitazione sistemica rappresenta un'alternativa profonda e potente agli approcci meccanicistici al cambiamento organizzativo. Non promette soluzioni rapide o percorsi lineari, ma offre una via per trasformazioni più organiche, sostenibili e profonde.

Come un fiume che nel tempo modella il paesaggio non attraverso interventi bruschi ma attraverso un'influenza costante e rispettosa, questo approccio riconosce che i sistemi umani evolvono meglio quando sono compresi e accompagnati nella loro naturale tendenza all'auto-organizzazione.

In un mondo sempre più caratterizzato da complessità e interdipendenza, la facilitazione sistemica ci invita a vedere oltre i problemi isolati e le soluzioni immediate, per abbracciare una visione più ampia e fluida del cambiamento organizzativo – una visione che rispetta la natura organica e interconnessa dei sistemi umani.