Un nuovo alleato inaspettato: costruire il mio sito con l'aiuto dell'intelligenza artificiale
Si, ci ho provato cinque volte. I quattro precedenti si erano risolti in nulla: giusto un po’ di ore sprecate per ottenere un’accozzaglia di frammenti di codice incomprensibili finiti quasi immediatamente nel cestino (digitale).
Non sono uno sviluppatore. Non lo sono mai stato. Certo, quel mondo mi ha sempre affascinato: da bimbo avevo spolpato un testo universitario di programmazione in linguaggio Basic e avevo provato, provato, provato. Facevo anche dei piccoli programmi non male. Negli anni ho imparato ad usare un po’ di strumenti e i rudimenti di come si creano pagine web. Ma la programmazione non è mai stata il mio pane quotidiano.
Volevo qualcosa di semplice: un sito che mi permettesse di pubblicare facilmente i miei testi senza intermediari complessi. Niente di elaborato, solo uno spazio dove le parole potessero respirare. Ma non quel semplice che si trova oggi online, spesso a pagamento o fintamente gratuito.
Perciò ho deciso di provare a svilupparmelo da solo, senza usare piattaforme o strumenti particolari. C'è qualcosa di molto affascinante per me nell'idea di tornare all'essenzialità della scrittura, un po' come quando da bambino battevo sui tasti della mia vecchia macchina da scrivere Brother. Solo le parole e io, senza l'intermediazione di strumenti complicati.
Un nuovo approccio
Il quinto tentativo è stato diverso, non perché io sia improvvisamente diventato più esperto, ma perché ho deciso di includere un nuovo elemento nell'equazione: l'intelligenza artificiale.
Ho iniziato a usare un assistente AI come una sorta di consulente esperto, ponendogli domande per definire meglio cosa volevo ottenere. Era come avere una conversazione con un collega che sa di cosa parla, ma senza la pressione di dover sembrare più competente di quanto in realtà non sia. Potevo fare domande elementari senza sentirmi giudicato.
Un altro strumento AI mi ha poi aiutato con la parte tecnica della costruzione del sito. Non faceva il lavoro al posto mio, ma mi ha guidato attraverso passaggi che altrimenti avrebbero richiesto settimane di studio.
In tre giorni - un tempo che ancora mi sembra incredibile - avevo una prima versione funzionante del mio sito.
La danza con la macchina
È stata un'esperienza curiosa. Io mantenevo la visione d'insieme, l'AI mi aiutava a superare gli ostacoli tecnici. Una danza in cui nessuno dei due partner poteva fare tutto da solo. Io di sicuro.
Ho imparato a essere più specifico nelle mie richieste. Ho imparato a riconoscere quando stavo perdendo di vista l'obiettivo, attratto dalla possibilità di aggiungere funzionalità che non mi servivano realmente.
"Rimani presente" è diventato il mio mantra silenzioso. La presenza mentale come antidoto alla dispersione. Alla fine, è uno dei miei principi guida - che ho pubblicato sul nuovo sito.
Il risultato: semplicità funzionale
Il design è volutamente essenziale: molto spazio (bianco o nero), un'identità visiva che richiama le prime macchine di videoscrittura. Niente di sofisticato, eppure tutto funzionale al mio scopo.
Ho creato un blog, un modo per sfogliare facilmente i contenuti, un indice automatico. L'ho reso accessibile seguendo le linee guida per chi ha disabilità visive. Ho semplificato il processo di pubblicazione.
Tutti passaggi che, senza l'AI come guida, avrebbero richiesto mesi di apprendimento.
L'impatto sulla mia scrittura
Il vero cambiamento è stato nel mio rapporto con la scrittura. La semplicità del flusso di lavoro - dal testo al sito pubblicato in pochi passaggi - ha rimosso l'attrito tecnico che spesso mi frenava.
Ho ripreso a scrivere con continuità, quasi quotidianamente. Il mio approccio è cambiato: più flusso di coscienza, meno struttura rigida. Scrivo, collego idee, lascio che i pensieri si sviluppino organicamente nel mio archivio personale di note.
All'inizio ho privilegiato la quantità sulla qualità. Scrivere, scrivere, scrivere - lasciando che emergessero collegamenti inaspettati tra concetti apparentemente distanti.
Cosa ho imparato?
La lezione più importante? L'AI non sostituisce il pensiero umano: lo amplifica. Non è una bacchetta magica, ma uno strumento che richiede intenzione e direzione.
Il paradosso è che per usare efficacemente l'AI per scopi tecnici, ho dovuto sviluppare capacità profondamente umane: la chiarezza nell'esprimere ciò che voglio, la capacità di mantenere la visione d'insieme, la pazienza di procedere per piccoli passi.
E ho riscoperto che l'approccio "prova, sbaglia, rifai" non è un fallimento del processo, ma il processo stesso. Ogni tentativo fallito mi ha insegnato qualcosa che ha reso possibile quello successivo.
Guardando al futuro
Sto già pensando alle prossime evoluzioni: una libreria virtuale con le copertine dei libri che ho letto, percorsi personalizzati per navigare i contenuti.
Ma la vera evoluzione è più sottile: vedo l'AI come un partner nel processo creativo. Non uno strumento passivo, ma un collaboratore che mi aiuta a vedere connessioni e possibilità che altrimenti mi sfuggirebbero.
In un mondo che cambia rapidamente, la capacità di adattarsi e imparare diventa più preziosa della conoscenza tecnica specifica. L'AI renderà molte attività complesse più accessibili, ma aumenterà l'importanza di saper definire cosa vogliamo davvero ottenere, di avere una strategia, di comprendere il contesto più ampio.
Non so dove mi porterà questo viaggio. So solo che è appena iniziato, e che la meta è meno importante del percorso stesso.
Come posso aiutarti?
Non farti problemi, scambiamo due parole: dal confronto nascono sempre idee inaspettate.